Storie di amori randagi

Minni ed io

Ed ecco come tutto ebbe inizio…

Minni è la signorina gatta che divide con me tutte le foto, così come accompagna ogni mia giornata. Fra poco festeggerà i suoi primi 7 anni, ma non conosco esattamente la data del suo compleanno, perché quando ci siamo incontrate era già una giovanotta: era già stata svezzata ed aveva almeno due mesi.

Insieme ai suoi fratellini, è stata abbandonata lungo una strada, in un borgo di case. Semplicemente lasciati lì, in un giorno d’estate. Eravamo in agosto, probabilmente la sua prima famiglia umana doveva partire per le vacanze. Poi qualche altro umano ha notato la cucciolata, più precisamente era infastidito dai loro pianti insistenti. E quindi ha pensato amorevolmente di raccoglierli ed … abbandonarli da un’altra parte.

Le soluzioni del genere umano di fronte ad un problema, mi lasciano spesso sbigottita.

Chi li ha raccolti probabilmente non si è accorto che uno dei piccoli era scappato alla presa, nascondendosi per bene. Era proprio la mia Minni: sola, senza i suoi fratelli, e senza cibo, non poteva far altro che rimettersi a piangere.

Era il periodo dei temporali estivi (che spero abbiano rovinato la vacanza a chi l’ha abbandonata!!), e Minni passò ben tre giorni sotto pioggia e grandine, riparandosi sopra le ruote delle auto.

Poi finalmente avvenne l’incontro: passando di là, sentii il suo richiamo disperato. Da quel giorno ha accompagnato ogni mio passo, e non ci siamo più lasciate!

A dire il vero per un breve periodo mi sono allontanata da lei: dovevo assentarmi per un viaggio, e l’ho lasciata alle amorevoli cure di un amico, che per un mese si è occupato di lei. In quegli stessi giorni, Minni decise che era giunto il tempo di diventare una donna … pardon, una gatta adulta. Approfittò della mia assenza per mettermi di fronte al fatto compiuto: al mio rientro era già in gravidanza. Accidenti, non avevo ancora pensato a questa possibilità!

Ho guardato il suo pancione crescere, le ho preparato una cuccia adeguatamente nascosta, ed ero accanto a lei mentre i suoi piccolini venivano al mondo.

Alla fine del parto Minni mi guardò con i suoi occhioni dolci e incantevoli, quell’espressione che i gatti sanno fare in caso di necessità. Con quel musetto sembrava chiedermi: “Mami, possiamo tenerli??”. Certo, ho pensato, saremo tutti una grande famiglia. E allora benvenuti cuccioli!
Ora non sono più tutti con me: una vive in campagna con i miei genitori, e Principe invece è già arrivato oltre il Ponte dell’Arcobaleno, portato via da un auto.

In compenso ad arricchire ulteriormente il gruppo, due anni fa è arrivata Moka.
Mokina Baffobianco (così è stata ribattezzata) era stata gettata, sempre insieme ai suoi fratellini, direttamente nei rifiuti. Evidentemente chi si è liberato di lei, pensava e sperava che così nessuno se ne sarebbe accorto, nessuno sarebbe stato infastidito dai loro pianti.

Ancora una volta, le soluzioni del genere umano mi lasciano sempre più perplessa!!

Per fortuna una persona di buona cuore si è accorta di questo sacchettino: quattro o cinque micetti, lasciati lì a morire di stenti, già con i vermetti addosso. La persona di buon cuore era una volontaria del Rifugio Enpa di Treviso, e sapeva esattamente cosa fare: i piccoli sono stati messi in salvo, curati e svezzati da una gentile mamma umana. Infine sono arrivati a casa mia, in attesa che per loro venisse trovata famiglia.

Avrebbero dovuto fermarsi poco tempo, ma gli occhi stregati di Mokina ci hanno conquistato, ed è diventata anche lei parte della nostra vita.

Quando si avvicina l’estate, tutti i miei gatti mi vengono attorno, e si rotolano pancia all’aria, beati del sole e della vita.

Spesso li guardo, e mi chiedo come sia possibile considerarli dei rifiuti di cui liberarsi.
Stupore, meraviglia, gratitudine per ogni loro gesto … questi sono i pensieri che mi accompagnano mentre li guardo. Ma rifiuti, come sarà mai stato possibile?

Minni in particolare si è dimostrata essere una gatta molto intelligente, collaborativa e socievole, tanto che mi piacerebbe, un giorno, poterla coinvolgere in un progetto di pet-therapy.

Ecco, vorrei che quella persona che un giorno l’ha lasciata lungo una strada, esposta a pioggia e grandine, e anche chi ha raccolto i suoi fratelli per abbandonarli altrove … Vorrei che queste persone sapessero tutto questo.

Vorrei che vedessero con i loro occhi, quanto un animale sa essere intelligente, quanto può rendersi utile anche a livello sociale, interagendo e portando una speranza a quelle persone che proprio dalla loro stessa specie vengono spesso abbandonate: anziani, disabili, malati terminali.

Vorrei che sapessero che per evitare le nascite indesiderate, esiste per fortuna la sterilizzazione, un gesto di responsabilità e di educazione civile.

Vorrei che chi risolve i problemi semplicemente voltando le spalle a ciò che non sa affrontare (un animale indesiderato, un parente malato, un amico bisognoso) sapesse che un giorno potrebbe trovarsi nella stessa situazione.

E chi vorrebbe essere abbandonato in un momento di difficoltà?

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