Massimo Vacchetta: arriva l’armata dei ricci!

Massimo Vacchetta: arriva l'armata dei ricci!
Massimo Vacchetta: arriva l’armata dei ricci!

Un fiume in piena. Così mi travolge l’enfasi di Massimo Vacchetta, veterinario, scrittore, fondatore del centro di recupero ricci La Ninna (Novello, CN).
I suoi libri, 25 grammi di felicità e Cuore di riccio, entrambi editi in Italia dalla Sperling & Kupfer, sono in cima alla classifica dei bestseller di Amazon. L’armata dei ricci, come lui ama definirla, ha toccato il cuore di molti, arrivando molto più lontano del previsto.

Massimo, come sei arrivato al centro La Ninna?

Venivo da vent’anni di lavoro con i bovini. Ero una persona completamente diversa, con una vita agiata, bei vestiti, una macchina potente, la casa grande, certo che queste cose potessero rendermi felice. Poi una grossa delusione sentimentale mi ha fatto piombare in un profondo stato di apatia. Avevo perso la fiducia in me stesso e nel futuro. Sentivo il bisogno di un cambiamento, ma non sapevo da che parte girarmi, o forse non ne avevo il coraggio.

Nel 2013, il primo incontro con la Ninna. Una creatura minuscola, un cucciolo di riccio nato da pochi giorni: pesava appena 25 grammi. La lunga carriera come veterinario per bovini mi aveva anestetizzato l’anima, credevo di essere diventato duro e insensibile, ma davanti a quella bestiola provai un sentimento di compassione così forte da togliermi il fiato.

La compassione ricorre spesso nei tuoi discorsi…

Certo, compassione per me significa coltivare la parte più buona di noi. So che molti mi ritengono pazzo, ma sogno una società diversa, in cui pazzo sia considerato chi non prova questo sentimento per i più deboli. Empatia, solidarietà, dedizione agli altri, sono valori che sono stati rovinati dalla società del consumo. Dovremmo recuperarli, esportarli: globalizziamo l’amore e la compassione!

Cosa c’entrano i ricci in tutto questo?

I ricci mi hanno indicato la via da seguire, mi hanno insegnato che le cose possono essere cambiate. Non c’è cosa peggiore che lamentarsi e lasciare che le cose fluiscano sempre uguali. È una battaglia che si inserisce in un contesto molto più ampio: le mie preoccupazioni per l’ambiente, per il pianeta, per il futuro. Curarli, è una medicina al mio dolore.

Di cosa si occupa esattamente il centro La Ninna?

In Italia, così come nel resto d’Europa, i ricci non se la passano bene. La loro presenza è in forte declino, tanto da essere inseriti nella lista degli animali a rischio di estinzione. Al centro arrivano animali feriti, ammalati, in difficoltà. Gli esemplari che prima dell’inverno pesano meno di 400 grammi, non sono in grado di andare il letargo. Noi li recuperiamo e li nutriamo cercando di limitare i contatti umani per preservare la loro naturale diffidenza, e in primavera li rimettiamo in libertà. Alcuni invece rimangono con noi: sono quelli disabili o menomati, per cui la vita in natura sarebbe impossibile. Cerchiamo di fare in modo di garantire loro un’esistenza degna di essere vissuta.

Il tuo primo libro, 25 grammi di felicità, è diventato un successo internazionale.

La Ninna ha portato alla luce il mio desiderio di aiutare, sostenere, coccolare. Salvando lei, ho salvato la parte migliore di me. È un libro che nasce dal dolore: per ogni grammo di felicità, ce ne sono stati molti di più di sofferenza! Ma vuole anche essere un invito a cercare la verità in sé stessi, a portare avanti i propri ideali. Quando viviamo una vita che non è la nostra, e ci adeguiamo ad un codice comportamentale per essere accettati, ci spegniamo, ci precludiamo la possibilità di essere felici. Io me ne sono fregato: non c’è niente che valga di più di un’energia positiva.

In Cuore di riccio invece introduci un altro concetto importante: la disabilità dell’anima.

Sono stato un bambino fragile e spaventato. Per difendermi dalle paure, ho imparato a trovare rifugio nel mio mondo interiore, e mi sono chiuso in me stesso. Quello che era nato come un rimedio, nel tempo si è trasformato in una malattia, la disabilità dell’anima. È la difficoltà di esprimere i sentimenti nei confronti di chi si ama, la fatica a dire «ti voglio bene». È una disabilità difficile da riconoscere, perché è molto più facile vedere quella fisica, ma non per questo meno dolorosa. Dal mio nascondiglio però  ho imparato anche a sviluppare l’udito, che ora è diventato udito per le emozioni degli altri.

Qual è il tuo messaggio per i lettori?

Vorrei mettere in moto le persone, fare in modo che si cominciasse ad agire per migliorare il sistema in cui viviamo. Secondo una stima del professor Stephen Hawking, abbiamo solo 100 anni prima che il pianeta arrivi alla fine dei suoi giorni. Semmai la razza umana sopravvivesse al riscaldamento globale, che sta aumentando drammaticamente, avrebbe poi a che fare con le epidemie e la sovrappopolazione. Siamo ancora in tempo per cambiare, ma dobbiamo farlo subito, ricordandoci che i cambiamenti partono dal basso, dalle abitudini quotidiane della popolazione.

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